Oggi è stata votata, con voto unanime, la mia risoluzione con cui ho chiesto alla Regione di opporsi a nuove estrazioni minerarie a Corchia e vigilare su eventuali fasi di indagine e ricerca.
Nel mio intervento ho sottolineato come chi abbia avuto occasione di visitare la zona tra Berceto e Borgo Val di Taro, sarà sicuramente rimasto colpito dalla bellezza naturalistica di questo luogo.Circa due terzi di quest’area sono classificati come Zona speciale di conservazione (Zsc) e come Sito di importanza comunitaria (Sic), a cui si applicano specifiche misure di conservazione dettate dall’Unione Europea che vietano, tra le tante cose, la creazione di cave, l’attività mineraria e, nel caso dei Sic, addirittura la raccolta di minerali a mano. Questo territorio, nel periodo intercorso tra il 1834 al 1941, è già stato oggetto di estrazioni minerarie, per poi essere abbandonato a sé stesso, fortemente segnato e ferito da queste attività, ma l’impegno importante delle comunità che lo abitano e i molti fondi, anche Regionali, per riqualificarlo, hanno portato quell’area ad essere non solo completamente risanata, ma anche punto di riferimento importante per un turismo lento, di conoscenza e non di sfruttamento. Intaccare questa bellezza avrebbe delle conseguenze, oltre che sull’ambiente naturale stesso, anche sulle aziende agricole, sulle guide ambientali, sull’enogastronomia, sui ristoranti e sulle economie delle comunità locali che abitano in questi territori, così come hanno detto a gran voce molti cittadini preoccupati.
Lo sgomento provato nell’apprendere che qualcuno stava pensando di riaprire le miniere del Corchia è stato tanto. Una società mineraria, interessata al sito, ha infatti presentato al Ministero dell’Ambiente l’istanza per l’avvio del procedimento di VIA relativa al progetto “Nuovo Permesso di Ricerca Mineraria “Corchia” per Rame Piombo, Zinco, Argento, Oro, Cobalto, Nickel e minerali associati”. Sin da subito Regione e comunità locali hanno manifestato tutte le loro perplessità rispetto a questo progetto e proprio grazie ai loro Pareri il progetto originario ha subito notevoli modifiche e ridimensionamenti.
Pensando però che occorresse vigilare ulteriormente ho presentato una risoluzione che oggi è stata discussa in Aula. Nonostante infatti il nuovo progetto non preveda perforazioni, opere edili, movimenti di terra, produzioni di rifiuti, il campionamento dei sedimenti fluviali e le attività di remote sensing, attività fortemente impattanti, ma preveda solamente il prelievo dei campioni esclusivamente a mano e il rilevamento geofisico per mezzo di velivoli ad ala fissa, in un’area di ricerca fortemente ridotta, la preoccupazione resta ancora viva.Se da un lato non si possono impedire le indagini in area ridotta, si deve vigilare su come verranno fatte e che non vi sia mai l’opportunità di scavare e estrarre.
clicca QUI per leggere l’articolo apparso sulla Gazzetta di Parma apparso il 27 ottobre 2021