La provincia di Parma è la seconda per estensione in Emilia Romagna. Per fronteggiare il tema del deficit idrico ottima e fondamentale la soluzione della diga di Vetto. Occorre guardare anche agli altri bacini Baganza, Taro e Ceno. In Commissione Territorio, Ambiente, Mobilità ho presentato la mia interrogazione finalizzata a portare l’attenzione sul tema degli invasi, quei bacini a uso plurimo a cui attingere acqua in caso di necessità a scopo irriguo, energetico e di tutela del territorio. La siccità che perdura e le temperature superiori alla media degli ultimi anni stanno mettendo a rischio la tenuta del sistema vita della nostra Regione e questo ci impone di fermarci, riflettere e mettere a punto una strategia che abbia ricadute nel breve e lungo periodo. Oggi abbiamo un ammanco di circa 3 miliardi di metri cubi di acqua rispetto allo scorso anno e la preoccupazione cresce se pensiamo che siamo alle porte di una nuova stagione estiva.
Le azioni in campo sono numerose. So che il tema è all’attenzione della Giunta. L’assessore Mammi con un bando tempestivo ha disposto lo stanziamento di 7 milioni di euro per la realizzazione o l’ampliamento di invasi ad uso irriguo, anche utilizzando ex cave, opere accessorie come recinzioni, scalette di risalita o cartelli. Il PNRR, con oltre 350 milioni destinati al nostro territorio, ci aiuterà, ma dovremo fare attenzione a ciò che i nostri concittadini ci chiedono e suggeriscono.
L’Assessore Priolo ha risposto all’aula: «Con l’Autorità di Bacino stiamo portando avanti una scelta strategica: le province con maggiore esposizione sono proprio quelle di Parma e Reggio Emilia e la Diga di Vetto con i suoi 27 milioni di metri cubi d’acqua potrebbe dare una risposta importante».
Ho ribadito: «Ottima, necessaria e fondamentale è la decisione di accelerare sull’invaso di Vetto. La provincia di Parma è ampia, la seconda per estensione in Regione quindi occorre tenere alta l’attenzione, continuare il percorso che la Regione ha iniziato, non fermarsi e studiare soluzioni anche per gli altri bacini, Baganza, Taro e Ceno.
in merito alle azioni in corso per migliorare e adeguare l’approvvigionamento idrico a livello regionale, con particolare riguardo allo stato di avanzamento dell’invaso in Val d’Enza e alla fattibilità di altri invasi per il territorio di Parma.
Di seguito la sintesi dell’interrogazione che avevo depositato:
“Migliorare e adeguare l’approvvigionamento idrico a livello regionale, con particolare attenzione allo stato di avanzamento dell’invaso in Val d’Enza e alla fattibilità di nuovi invasi per il territorio di Parma. Ho presentato una interrogazione con l’obiettivo di porre l’attenzione sul grave allarme siccità che anche l’Emilia-Romagna si trova a fronteggiare, oltre che sui numerosi incendi avvenuti di recente sull’Appennino parmense per i quali si è reso necessario l’intervento straordinario dei vigili del fuoco e di forze volontarie. Il deficit idrico e le temperature superiori alla media degli ultimi anni stanno mettendo a rischio la tenuta del nostro sistema agricolo, ma oltre che essere impiegati a scopi irrigui ed energetici e di tutela del territorio gli invasi idrici svolgono un ruolo importante per la disponibilità di acqua, nella zona di operazione o a distanza, per il buon successo degli interventi di spegnimento degli incendi. Le precipitazioni, oltre che ridotte, spesso sono anche concentrate, fatto che ci impone ancora di più di aumentare rapidamente la capacità di invaso e stoccaggio, in modo da immagazzinare ampie quantità di acqua da riutilizzare in caso di bisogno”.
Si è parlato della mia interrogazione sulla Gazzetta di Parma
Vedi l’articolo di Gian Luca Zurlini, clicca qui