Il tema della gravissima siccità che sta colpendo il bacino padano è arrivato in Assemblea regionale. Il gruppo consiliare del Partito Democratico ha presentato una risoluzione perché il Governo dichiari lo stato di emergenza nazionale e perché venga prevista la realizzazione di nuovi invasi.
Un problema da affrontare. Nella mia interrogazione dello scorso mese di aprile avevo sollevato la questione, denunciando la crescente e preoccupante scarsità di acqua. L’acqua è una risorsa preziosissima: la siccità di questi giorni, quando l’estate non è ancora cominciata, ha portato in primo piano il tema del deficit idrico.
L’Assessore Irene Priolo con una informativa dedicata ha aperto il dibattito. “Annualmente – ha detto – la nostra regione necessita di un miliardo e 400 milioni di metri cubi di acqua. Il 60% per usi irrigui, il 25% da destinare all’uso potabile e il 14% per il settore industriale. Le condizioni meteo che si stanno susseguendo dallo scorso autunno stanno oggettivamente mettendo in crisi il prelievo necessario a causa di un bilancio idroclimatico sempre negativo, soprattutto nelle zone di Piacenza, Parma e Ferrara”.
A fronte di numeri in costante cambiamento per la situazione climatica, l’assessora all’Ambiente ha affrontato il tema dell’approvvigionamento idrico in prospettiva futura e, ammettendo che il lavoro da fare è enorme, ha chiarito “come l’Emilia-Romagna non parta da zero perché la Regione sta lavorando da tempo in maniera integrata per aumentare la propria capacità idrica”. Aumento degli invasi, lotta agli sprechi ed efficientamento degli impianti esistenti le principali azioni previste, con un piano di stoccaggio “che si muoverà pienamente all’interno della strategia nazionale, che sarà presentata a breve”. Importanti le cifre che si vogliono raggiungere tra azioni specifiche sugli invasi e i progetti Pnrr, per un aumento di 75 milioni di metri cubi di disponibilità di acqua a cui si devono aggiungere altri 17 milioni di metri cubi da azioni di stoccaggio e 12 milioni dall’upgrade degli impianti.
Nel Bacino padano, non piove da più di a 4 mesi e le temperature sono più alte di 3-4 gradi rispetto alla media del periodo. Infine, le molte giornate di vento caldo hanno portato ulteriore aridità del suolo. Occorre agire su più fronti.A partire dal risparmio e conservazione della preziosissima risorsa idrica fino all’efficientamento dei meccanismi di utilizzo e alla realizzazione di una rete di invasi diffusi con la possibilità di trattenere l’acqua quando c’è e fare scorta.
Leggi qui articolo sulla Gazzetta di Parma di mercoledì 28 giugno con la mia dichiarazione